Another Life (Stagione 1)
Recensione
Adatta a voi se vi piace sentire che una delle protagoniste, mentre vola verso il Cane Maggiore per incontrare alieni insieme con i suoi compagni su una astronave da centinaia di migliaia di tonnellate, precipita in un dilemma morale scoprendo di essere incinta senza sapere chi sia il padre. Altrimenti lasciate perdere.
Storia5.0
Regia6.0
Fotografia6.0
Interpretazione5.5
Originalità4.5
Effetti speciali6.5
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Netflix ci porta la prima stagione di Another Life, una serie di fantascienza con protagonista la Katee Sackhoff che ricordiamo nel remake di Battlestar Galactica. La prima stagione è composta da 10 episodi.
La trama non è particolarmente complessa: un oggetto di evidente provenienza aliena atterra sulla Terra ed inizia a trasformarsi in uno strano ammasso di cristalli. Mentre sul nostro pianeta un team di scienziati e militari cerca di capire il significato della visita, un equipaggio viene inviato nel sistema del Cane Maggiore da dove sembra provenire il segnale diretto all’artefatto. L’idea è quella di scoprire se le intenzioni degli alieni siano pacifiche o meno visitando il loro mondo e, magari, comunicando con loro. Sulla nave, oltre all’equipaggio in somasonno (una specie di ibernazione per i lunghi viaggi) c’è anche William, la rappresentazione olografica dell’intelligenza artificiale che comanda e gestisce la stazione.
La storia non è molto originale e questa estrema mancanza di originalità sarà una costante in una serie che, almeno nella sua prima stagione, ha poco di convincente. La scrittura è sbrigativa e confusa e punta più su situazioni che andrebbero bene su Gray’s Anatomy per riempire 10 puntate. Tra amori reali, virtuali, gay e forse anche un po’ alieni si consuma il viaggio dell’astronave verso il Cane Maggiore mentre il marito della protagonista è sulla Terra a cercare di capire come comunicare con il gigantesco artefatto mandato lì dagli alieni, tra tentativi strandard e prove musicali.
Katee Sackhoff viene spinta a fare il capitano inflessibile e burbero ed è poco convincente nel suo ruolo mentre intorno a lei l’equipaggio si comporta più da gruppo di liceali che da un equipaggio di una astronave. Il risultato non è buono. Le situazioni più importanti del viaggio sono causate da qualche gelosia o tradimento, quelle sulla Terra dalla banalità di una giornalista (Selma Blair, anche lei poco convincente) da 250 milioni di follower (bum!) che, per qualche strana ragione, entra nelle installazioni segrete, convince i militari a farla andare dappertutto e così via.
Pare che ne facciano una seconda stagione: probabilmente sarà da evitare considerando che le stagioni successive alla prima sono sempre più scadenti.
La scheda su Wikipedia