Halloween (2018)
Recensione
Solo per i fan della serie. Non eccelle in niente, nemmeno nella spettacolarità delle scene cruente, e quindi non vi lascerà particolari impressioni nè probabilmente vi farà amare la serie se non siete già fan. Ma per chi lo è sembra un solido sequel che dà tutto ciò che ci si aspetta.
Storia4.0
Regia6.0
Fotografia7.0
Interpretazione6.0
Originalità4.0
Effetti speciali6.5
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Non sono mai stato un fan degli horror basati sui serial killer e la serie di Halloween non fa eccezione. Il motivo è che spesso questi film non hanno nè una storia coerente nè attendibile. Tutto di solito gira sulla follia di uno o più personaggi e, in nome di questa, tutto va bene, tutto è possibile e spesso si prova ad esagerare il più possibile. L’undicesimo capitolo della serie degli Halloween riparte 40 anni dopo gli omicidi del 1978 e vede Micheal Myers rinchiuso in un penitenziario dopo essere sopravvissuto ai 6 colpi di pistola ed alla caduta dal balcone.
Due giornalisti gli fanno visita per cercare uno scoop nell’anno della ricorrenza ma tutto quello che trovano è un uomo che tace ed un dottore che parla molto, anzi troppo. Durante il trasferimento che dovrà portarlo all’esecuzione il suo bus ha un incidente, per colpa dello stesso Myers, e tutti i detenuti si liberano. Da quel momento l’energumeno di Halloween uccide qualsiasi cosa gli capiti a tiro, senza motivo, fino ad andare a cercare l’ormai anziana Laurie Strodie (Jamie Lee Curtis) che trova un po’ esaurita ma più che mai decisa a metterlo ko per sempre. La trama è davvero tutta qui, nonostante nella produzione risuoni l’eco del nome di John Carpenter.
Il film è davvero scontato al limite della banalità, nonostante sia considerato uno dei migliori (se non il migliore) dei sequel (!!) della serie. C’è davvero tutto il repertorio dei film anni ’80, i teenager a scuola, il ballo, i bambini che festeggiano Halloween, i ragazzi uccisi perchè rimangono da soli a casa per fare un po’ di sesso teenager e, ovviamente, Micheal Myers che uccide tutti. Regia e fotografia, insieme con gli effetti speciali che sono meno di quanto si possa immaginare, non sono nemmeno male ma la storia è davvero troppo poco. La sceneggiatura sembra pensata per accontentare chi vuole che un tizio ammazzi un po’ di gente durante le due ore del film, esattamente con la cura con cui ho scritto la frase precedente.
Laurie Strodie è il solito personaggio sbagliato che si vede spesso nelle interpretazioni di personaggi femminili a partire dagli anni ’90, una donna un po’ esaurita che si arma fino ai denti e scimmiotta il machismo maschile. Sembra un po’ la Sarah Connor dei Terminator successivi al primo e molti dei personaggi femminili di Hollywood dei film d’azione. Si allena a sparare, è armata fino ai denti, ha l’ossessione che prima o poi Myers ritorni ed ha allevato la figlia in un regime militaresco. E’ difficile dire persino se Jamie Lee Curtis sia brava o qualsiasi altra attrice del film sia brava perchè davvero non c’è nulla di particolare.
In sostanza non è un brutto film se volete veder un altro capitolo della serie. Semplicemente, è scritto e realizzato in fretta per tirare fuori un altro sequel senza perdere troppo tempo con il copione. Ai fan potrebbe piacere tanto ma a me, che già non sono fan del tipo di film, dice poco ed è stato quasi noioso.
La scheda su Wikipedia